Opere dell'abate Pietro Metastasio, Հատոր 8C. Boutteaux e M. Aubry, 1834 - 1119 էջ |
Common terms and phrases
abbia affetti alcun allora altra altre altrui amor antichi Aristotile arte assai atto attori azioni basta bella bisogno buon cambiamento canto capitolo caso chiama ciel colpa commedia comune convien coro corso cotesta crede cura d'un Dacier debba dice diletto diverse dramma drammatico esempio favola felice filosofo forma giudice giusto gran Greci imitazione insegna intende lascia legge lungo luogo maggior materia medesimo mente mezzo morte musica natura naturale necessaria nome numero nuovo obbliga Omero opera Orazio pace padre pare parla parole passo personaggio poco poema poesia poeta Poetica popolo possa presente principio produce proprio prova pubblico qualità quei ragione rappresentazione regola rende sarebbe scena semplice sente sentenza servo sicuro soggetto sorte specie spesso spettatori spiega teatro timor tragedia tragico tratto troppo trova umana vale vede verisimile vero versi virtù visibile voluto vuol zione
Սիրված հատվածներ
Էջ 1011 - Si vedria che i lor nemici hanno in seno; e si riduce nel parere a noi felici ogni lor felicità.
Էջ 1010 - È la fede degli amanti Come l'araba fenice: Che vi sia, ciascun lo dice; Dove sia, nessun lo sa.
Էջ 521 - ... più degno di lode è quello che fa imitazioni più simili al vero: ma che converrebbe più distintamente spiegarlo per togliere occasione ai frequenti sofismi, e dir più tosto: che colui è l'imitator più eccellente, che sa dar più gradi di somiglianzà col vero a quella materia che ha scelta; ma senza punto cambiarla.
Էջ 934 - ... lucidiora multo, quae a doctissimo quoque dicuntur? nam et prima est eloquentiae virtus perspicuitas, et, quo quis ingenio minus valet, hoc se magis attollere et dilatare conatur, ut statura breves in digitos eriguntur et plura infirmi minantur.
Էջ 1076 - Pria di lasciar la sponda, II buon nocchiero imita: Vedi se in calma è l'onda, Guarda se chiaro è il dì. Voce dal sen fuggita Poi richiamar non vale: Non si trattien lo strale, Quando dall'arco uscì, (parte SCEÌ^A SECONDA DANAO, IPERMESTRA IPER.
Էջ 1110 - D'un guardo al minacciar; siam gioco adulti Di fortuna, e d'amor: gemiam canuti Sotto il peso degli anni : or ne tormenta La brama d'ottenere, or ne trafigge Di perdere il timore. Eterna guerra Hanno i rei con se stessi: i giusti l'hanno Con l'invidia, e la frode. Ombre, deliri, Sogni , follie son nostre cure : e quando II vergognoso errore A scoprir s' incomincia , allor si more . Demofoonte.
Էջ 679 - Ne pueros coram populo Medea trucidet, Aut humana palam coquat exta nefarius Atreus, Aut in avem Progne vertatur, Cadmus in anguem. Quodcunque ostendis mihi sic , incredulus odi.
Էջ 842 - Imberbis juvenis, tandem custode remoto, Gaudet equis canibusque et aprici gramine campi. Cereus in vitium flecti, monitoribus asper, Utilium tardus provisor, prodigus aeris, Sublimis cupidusque et amata relinquere pernix.
Էջ 950 - Mentre il labbro minaccia, il cor sospira. Sarai debole, Argene, Dunque a tal segno? Ah! no. Spergiuro!
Էջ 1064 - L'utile o il danno, ch'ei conoscer dee solo, è ciò che giova o nuoce alla sua patria, a cui di tutto è debitor. Quando i sudori e il sangue sparge per lei, nulla del proprio ei dona: rende sol ciò che n'ebbe. Essa il produsse, l'educò, lo nudri.