I. TO THE NIGHTINGALE. Thou with fresh hope the lover's heart dost fill, X Portend success in love; O, if Jove’s will Now timely sing, ere the rude bird of hate As thou from year to year hast sung too late Whether the Muse, or Love, call thee his mate, Donna leggiadra il cui bel nome honora L'herbosa val di Rheno, e il nobil varco, Bene è colui d'ogni valore scarco Qual tuo spirto gentil non innamora; Che dolcemente mostra si di fuora De sui atti soavi giamai parco, Ei don', che son d'amor saette ed arco, La onde l' alta tua virtu s'infiora. Quando tu vaga parli, o lieta canti Che mover possa duro alpestre legno, Guardi ciascun a gli occhi, ed a gli orecch L'entrata, chi de te si trova indegno; Gratia sola di su gli vaglia, inanti Che'l disio amoroso al cuor s'invecchi. Qual in colle aspro, al imbrunir di sera L'avezza giovinetta pastorella Va bagnando l'herbetta strana e bella Cosi Amor meco insù la lingua snella Desta il fior novo di strania favella, Mentre io di te, vezzosamente altera, Canto, dal mio buon popol non inteso E’l bel Tamigi cangio col bel Arno. Amor lo volse, ed io a l'altrui peso Deh! foss' il mio cuor lento e'l duru seno CANZONE. RIDONsI donne e giovani amorosi M'accostandosi attorno, e perche scrivi, Perche tu scrivi in lingua ignota e strana Verseggiando d'amor, e come tosi ? Dinne, se la tua speme sia mai vana, E de pensieri lo miglior t'arrivi; Cosi mi van burlando, altri rivi Nelle cui verdi sponde L'immortal guiderdon d'eterne frondi Canzon dirotti, e tu per me rispondi Dice mia Donna, e'l suo dir, é il mio cuore Questa e lingua di cui si vanta Amore. DIODATI, e te'l dirò con maraviglia, Quel ritroso io ch’amor spreggiar soléa E de suoi lacci spesso mi ridéa Gia caddi, ov'huom, dabben talhor s'impiglie Ne treccie d'oro, ne guancia vermiglia M'abbaglian sì, ma sotto nova idea Pellegrina bellezza che'l cuor bea, Portamenti alti honesti, e nelle ciglia Quel sereno fulgor d'amabil nero, Parole adorne di lingua piu d'una, E’l cantar che di mezzo l'hemispero E degli occhi suoi auventa si gran fuoco PER certo i bei vostr'occhi, Donna mia Esser non puo che non sian lo mio sole Ši mi percuoton forte, come ei suole Per l'arene di Libia chi s'invia, Mentre un caldo vapor (ne sentì pria) Da quel lato si spinge ove mi duole, Che forse amanti nelle lor parole Chiaman sospir; io non so che si sia : Parte rinchiusa, e turbida si cela Scosso mi il petto, e poi n'uscendo poco Quivi d'attorno o s'agghiaccia, o s'ingiela, Tutte le notti a me suol far piovose GIOVANE piano, e semplicetto amante Poi che fuggir me stesso in dubbio sono, De pensieri leggiadro, accorto, e buono ; Quando rugge il gran mondo, e scocca il tuono, S'arma di se, e d'intero diamante : Tanto del forse, e d'invidia sicuro, Di timori, e speranze al popol use Quanto d'ingegno, e d'alto valor vago, E di cetra sonora, e delle muse: Sol troverete in tal parte men duro, Ove Amor mise l'insanabil ago. VOL. II. II. ON HIS BEING ARRIVED TO THE AGE OF TWENTY-THREE. How soon hath Time, the subtle thief of youth, Stolen on his wing my three-and-twentieth year My hasting days fly on with full career, That I to manhood am arrived so near; And inward ripeness doth much less appear, That some more timely-happy spirits endueth. Yet be it less or more, or soon or slow, It shall be still in strictest measure even To that same lot, however mean or high, All is, if I have grace to use it so, III. WHEN THE ASSAULT WAS INTENDED TO THE CITY. If deed of honour did thee ever please, That call fame on such gentle acts as these, And he can spread thy name o'er lands and seas, Whatever clime the sun's bright circle warms. Lift not thy spear against the Muses' bower: The great Emathian conqueror bid spare The house of Pindarus, when temple and tower Of sad Electra's poet had the power |